lunedì 14 giugno 2010

Una risicata minoranza di stronzi

In questi giorni trascorsi in Turchia mi sono divertito a ficcanasare un po' nelle pagine dei quotidiani. Non che abbia imparato il turco ma alcuni di essi sono pubblicati in lingua inglese. Per altro i fatti di politica nazionale ed estera accaduti in queste ultime due settimane (mi riferisco agli attentati nella provincia di Osmaniye rivendicati dal Partito dei lavoratori curdi, alle vergognose operazioni militari condotte dall'esercito israeliano nei confronti dei volontari umanitari e al NO della Turchia e del Brasile alle nuove sanzioni previste dal consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite nei confronti dell'Iran) hanno portato alla pubblicazione di numerosi articoli utili (entro certi limiti) a una migliore comprensione del fragile equilibrio, economico, politico e culturale, di questo Paese confuso e conteso fra Oriente e Occidente.
Per la sua strategica posizione geografica la Turchia ha da sempre giocato un ruolo decisivo nei controversi rapporti fra USA, Unione Europea, Islam e la delicata questione israeliano-palestinese pur dovendo “necessariamente” tentare di salvaguardare i propri interessi politici ed economici.
L'AKP (il partito dello sviluppo e della giustizia), con il carismatico leader Erdogan, è al potere da più di otto anni e sta spingendo a favore di una integrazione della Turchia nella Comunità Europea. Ma Bruxelles continua a temporeggiare, forse per la paura di ritrovarsi sotto casa feroci musulmani armati di Corano, bombe e kamikaze. Il no della Turchia alle nuove sanzioni nei confronti dell'Iran ha nuovamente infiammato l'opinione pubblica. Molti sostengono che questa mossa sia la prova di un ulteriore islamizzazione del Paese il quale si starebbe sempre di più allontanando dalla politica e dagli interessi occidentali e quindi dal fantastico miraggio dell'Unione Europea. Ma il no della Turchia non è soltanto un no spinto da una volontà di dialogo e di pacifica mediazione con il dispettoso e irascibile primo ministro iraniano Ahmadinejad. E' anche e soprattutto un no di interesse che vuole salvaguardare i buoni rapporti, ristabiliti per altro dopo anni di severa ostilità, con i suoi più appetitosi vicini di casa. Dopo la rivoluzione iraniana del 1979, per la paura che l'ideologia sciita iraniana cominciasse a diffondersi anche in Turchia, i rapporti fra i due Paesi si incrinarono drasticamente. Soltanto di recente il dialogo e il buon senso hanno fatto si che i rapporti politici e commerciali potessero essere ristabiliti. Non dimentichiamoci che l'Iran è il quinto esportatore al mondo di petrolio grezzo e che insieme all'Iraq, il Pakistan e l'Afghanistan rappresenta un'area geografica di forte interesse per ogni specie di avvoltoio. Insomma … è tutto un complesso di cose! Gli USA non vogliono che l'Iran continui ad arricchire il suo uranio e così lo sanzionano in nome della sicurezza internazionale anche se forse la verità è ben altra. La Turchia non se la sente di appoggiare questa scelta per non compromettere i propri interessi ma così facendo rischia di perdere le simpatie delle grandi coalizioni occidentali e la possibilità di entrare in Unione Europea. Come al solito … se sei amico del mio nemico non puoi essere mio amico. Israele nel frattempo fa una delle sue solite cazzate e uccide volontari umanitari turchi in acque internazionali alterando il delicato equilibrio di dialogo fra i due Paesi che per altro condividono (o almeno speravano di condividere) il reciproco interesse ad instaurare rapporti di natura diplomatica e commerciale. In questa complessa situazione si inseriscono le frange armate del Partito dei lavoratori Curdi che lanciando bombe e sottolineando il no della Turchia al consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, tentano di riaccendere i riflettori internazionali sulla loro questione e di persuadere quei Curdi che, a ragion veduta, ancora non credono nell'efficacia di attacchi terroristici armati. Questa è un'altra di quelle guerre che fra uno spot pubblicitario e l'altro ha fatto fuori più di 40.000 persone.
Niente di nuovo insomma! Si continua a parlare di pace e di diritti umani quando in fondo gli interessi sono bel altri e guarda caso ... sono sempre quelli di una risicata minoranza di stronzi. E la chiamano politica questa?

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