Siamo a Naxos … l'isola che ha dato i natali a Dioniso e la morte a Arianna. L'isola del marmo bianco, delle patate, del tempio mai concluso ad Apollo, dei veneziani e del formaggio. La più grande fra le cicladi, la più produttiva e autosufficiente. Come promesso la perturbazione ci ha raggiunti (temibili venti soffiano da nord) ma noi siamo qua, al sicuro, nel bellissimo porto di Chora, e contiamo di restarci almeno per qualche giorno. Pescatori turchi, arabi e egiziani, con folte barbe scure e fessure sottili degli occhi, come se guardassero sempre il sole, armeggiano ogni sera in banchina a pochi passi da noi. Fumano tabacco cattivo accucciati fra le matasse intricate delle loro reti, nel dolce rollio della risacca. Più in là una piccola chiesa bianca appoggiata sull'acqua che se vuoi andarci a pregare devi aspettare un imbarco. Forse una piccola prova di fede?
Naxos, beviamo birra e guardiamo il mare, le spumeggianti increspature delle onde … le evoluzioni dei surfisti. In lontananza, confuso nel sole, il promontorio di Stelidia … il baluginante profilo del villaggio di Prokopios.
E voi, mi raccomando, non smettete mai di perdervi nei vostri sogni che prima o poi si avverano.
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