martedì 29 giugno 2010

Damasco ... canestri di pane e spremute di more


h. 03:00, Damasco … l'aria profuma di zafferano, menta e nocciole tostate.. Madhat Basha, a due passi dal souq la strada è deserta e al Jahid Hotel si va tutti a dormire.
Vista dall'alto delle sue aride colline Damasco sembra un grande castello di carta, una città di fango con le colombe e le parabole sporche di ruggine che ne affollano i tetti.
Non è difficile innamorarsi di questa città, dei suoi sentieri di pietra e delle sue piccole piazze svelate da un arco o un corridoio di mattoni. Non è difficile innamorarsi dei suoi caffè dove l'ultimo dei cantastorie, sopravvissuto al fascino di radio e tv, ogni sera al tramonto, seduto su un trono, racconta l'epica di un glorioso passato.
Ogni angolo della città ha la sua storia, le sue reliquie, ... le sue rovine e gli artigiani, abili nell'arte del mestiere, occupano le botteghe come nella scena di un presepe. Il valore del denaro non è certo nella quantità ma nella facilità con cui questo riesce a transitare di mano in mano. Sporco e puzzolente lo sfiorano e lo accarezzano liberandolo subito dopo nel gesto istintivo e concitato di un nuovo affare.
Se ci si perde a Damasco … è così difficile volersi ritrovare! Il caffè, amaro, profuma di cardamomo … il tabacco, dolce, di fragole e ciliegie. Pellegrini iraniani di fede sciita, affollano come ombre scure, le strade intorno alla moschea Ruquayya, seducente e ingannevole come un castello di specchi. Pochi metri più in là gli armeni, gli ebrei e il quartiere cristiano dove la domenica viene sempre di domenica, gli studenti bevono birra e mangiano porco e le tette non temono sguardi indiscreti.
Il Mediterraneo è qualcosa di più di un semplice arco lambito dal mare. E' un bene comune. E' l'impronta di tutti quei popoli che da secoli lo hanno abitato, conteso e combattuto. La somma di tutte le loro illusioni, la grandezza dei loro imperi e le disfatte.
Damasco sopravvive nell'integrità del suo fascino e della sua bellezza. Ha tutta l'aria di una città immortale con il tempo che le scivola addosso come una pioggia di buoni e cattivi ricordi.
Mark Twain lo scrisse: “... per Damasco i secoli sono soltanto momenti. Misura il tempo non con i giorni, i mesi o gli anni ma attraverso gli imperi che ha visto sorgere, prosperare e soccombere.”
Damasco, h. 03:00, … e si va tutti a dormire sognando canestri di pane e spremute di more.


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